Enrico Vezzalini, condannato a morte a Novara, insieme ad altri 15
camerati, il 14 giugno 1945 da un tribunale che non gli permise di usufruire di
un solo testimone a discarico. il 23 settembre successivo, data della sua
fucilazione, disse alla moglie: «sono stato sinceramente onesto in tutta la mia
vita privata, lealmente soldato in tutta quella politica. Non mi atteggio a
martire; ma tu almeno non disprezzare questa fedeltà che riaffermo nel momento
in cui mi costa la vita». Nacque a Ceneselli di Rovigo (RO) il 16 ottobre 1904.
Iscritto al Partito Nazionale Fascista (PNF), dopo il 25 luglio 1943 aderì al
Partito Fascista Repubblicano (PFR). Partecipò alla spedizione punitiva di
Ferrara del novembre 1943 in risposta all’uccisione del commissario federale
Igino Ghisellini. Successivamente fu nominato Prefetto a Ferrara e Novara. Fu
membro del collegio giudicante del Tribunale speciale per la difesa dello Stato
della Repubblica Sociale Italiana in occasione del Processo di Verona, che
processò i membri del
Gran Consiglio che firmarono l'Ordine del giorno Grandi
per la sfiducia al Presidente del Consiglio Benito Mussolini. Finita la guerra
fu processato e condannato a morte mediante fucilazione alla schiena. da un
tribunale partigiano insieme ad altri cinque; la sentenza capitale fu eseguita
a Novara il 23 settembre 1945. Il presidente della Corte del processo Vezzalini
era Costantino Grillo, mentre la pubblica accusa era rappresentata
dall'avvocato Giuseppe Cantoni.
8 GENNAIO 1944 PROCESSO DI
VERONA
Nella foto dei giudici, da destra: Otello Gaddo, Enrico Vezzalini, Vito
Casalinuovo, Giovanni Battista Raggio, il presidente del tribunale
straordinario Aldo Vecchini, Celso Riva, Renzo Montagna, Franz Pagliani e
Domenico Mittiga (non visibile nella foto).
LA SUA ULTIMA LETTERA ALLA MOGLIE :
Mia Lena, mia sposona santa, mia sposa d’oro, ecco quell’alba senza aurora che gli uomini nemici hanno voluto ed il Signore ha concesso. Fra poco sarò fucilato. Ieri sera mi sono addormentato col pensiero rivolto al prossimo decimo anniversario del nostro matrimonio: nella notte, svegliato, penso come fare a farti giungere per quel giorno alcune rose. T’amo Lena, più che non ami la vita. Non è una frase: è una luce, pure in questo momento. Immagino quale sarà lo strazio tuo e quello di Luisa. Ennio, per fortuna non capirà. Non ti rivolgo le solite raccomandazioni di fedeltà alla mia memoria: farai sempre quanto ti detta il tuo cuore e non sbaglierai mai.
Ti chiedo perdono di qualunque male commesso e specialmente di... questo, che non posso evitare. Ti scongiuro di fare quanto puoi per essere forte, perché non scenda nel cuore dei nostri due piccoli questa aria di tragedia. Soffro pensando a voi: restate poveri e soli. Voi meritavate un altro destino! Iddio, che ora non può non ascoltarmi, deve darvi aiuto. Avrei però voluto essere ancora con te, con voi. Mai come ora ho sentito internamente quanto sia infinito il mio amore per te e quanto sinceramente profondo e violento sia l’affetto per la mia Principessa d’oro e per il mio Ennio, il mio bel maschione che mi portava nella sua vigorosa bellezza tanto ricordo di te. Vi amo, vi amo, vi amo. Tu sai quante cose potrei dire, quante! Me ne vado, forte, forte, forte. Oggi più di ieri la mia certezza che la Fede che mi ha portato a cadere per lei è la vera, la giusta, mi dà l’orgoglio di chiedere a te ed ai miei bambini di non vergognarvi del nome che portate: sono stato sinceramente onesto in tutta la mia vita privata, lealmente soldato in tutta quella politica. Non mi atteggio a martire: ma tu almeno non disprezzare questa fedeltà che riaffermo nel momento in cui mi costa la vita. Possa almeno il mio sangue placare l’odio degli uomini, compensarli di ogni altro sadismo di vendette e... quelli che resteranno possano guardare oltre ed assai più in alto di questo corpo che vale tanto poco e dell’egoismo che fa cercare per le persone e non per la Patria la soddisfazione di vittorie che non danno storia. Tu sai, tu che mi sai tutto, che sono sempre stato tenace in questa mia Fede: oggi mi si chiama traditore; ma io non ho mai tradito. Non la Patria, alla quale ho dato, come soldato, tutto il povero valore personale che possedevo; non la umanità, alla quale ho offerto un lavoro senza soste ed il mio poco ingegno: non la famiglia alla quale penso con adorazione fino all’ultimo momento: a mio Padre, che venero ed ho sempre venerato; a mia Madre che vorrei non sapesse mai (ed in questo c’è il mio ultimo grido d’amore per lei!), a Nora, che mi fu, più che sorella, amico, ed ai tuoi cari, ad Amos ed a Luisa, buoni come una leggenda... a Luisina, nella sua nuvoletta, a Neno, nella sua innocenza a te, a te, a te che sapesti essere tutto. Non ho tradito, non tradirei, se restassi vivo. Forse per questo cado. Ma con me non cade il mio Ideale. Se non fosse perché ci siete voi, sarebbe bello cantare la nostra canzone di Fede e finire urlando: per l’Italia e per il Fascismo: Viva la Morte! Alleva Ennio e Pucci: falli come te e dì loro che il papà non era un criminale. Gli uomini hanno sbagliato. Ti adoro, sposa santa, e ti bacio e bacio tutti in te che fosti e sarai fino all’ultimo la mia amica.
Ti chiedo perdono di qualunque male commesso e specialmente di... questo, che non posso evitare. Ti scongiuro di fare quanto puoi per essere forte, perché non scenda nel cuore dei nostri due piccoli questa aria di tragedia. Soffro pensando a voi: restate poveri e soli. Voi meritavate un altro destino! Iddio, che ora non può non ascoltarmi, deve darvi aiuto. Avrei però voluto essere ancora con te, con voi. Mai come ora ho sentito internamente quanto sia infinito il mio amore per te e quanto sinceramente profondo e violento sia l’affetto per la mia Principessa d’oro e per il mio Ennio, il mio bel maschione che mi portava nella sua vigorosa bellezza tanto ricordo di te. Vi amo, vi amo, vi amo. Tu sai quante cose potrei dire, quante! Me ne vado, forte, forte, forte. Oggi più di ieri la mia certezza che la Fede che mi ha portato a cadere per lei è la vera, la giusta, mi dà l’orgoglio di chiedere a te ed ai miei bambini di non vergognarvi del nome che portate: sono stato sinceramente onesto in tutta la mia vita privata, lealmente soldato in tutta quella politica. Non mi atteggio a martire: ma tu almeno non disprezzare questa fedeltà che riaffermo nel momento in cui mi costa la vita. Possa almeno il mio sangue placare l’odio degli uomini, compensarli di ogni altro sadismo di vendette e... quelli che resteranno possano guardare oltre ed assai più in alto di questo corpo che vale tanto poco e dell’egoismo che fa cercare per le persone e non per la Patria la soddisfazione di vittorie che non danno storia. Tu sai, tu che mi sai tutto, che sono sempre stato tenace in questa mia Fede: oggi mi si chiama traditore; ma io non ho mai tradito. Non la Patria, alla quale ho dato, come soldato, tutto il povero valore personale che possedevo; non la umanità, alla quale ho offerto un lavoro senza soste ed il mio poco ingegno: non la famiglia alla quale penso con adorazione fino all’ultimo momento: a mio Padre, che venero ed ho sempre venerato; a mia Madre che vorrei non sapesse mai (ed in questo c’è il mio ultimo grido d’amore per lei!), a Nora, che mi fu, più che sorella, amico, ed ai tuoi cari, ad Amos ed a Luisa, buoni come una leggenda... a Luisina, nella sua nuvoletta, a Neno, nella sua innocenza a te, a te, a te che sapesti essere tutto. Non ho tradito, non tradirei, se restassi vivo. Forse per questo cado. Ma con me non cade il mio Ideale. Se non fosse perché ci siete voi, sarebbe bello cantare la nostra canzone di Fede e finire urlando: per l’Italia e per il Fascismo: Viva la Morte! Alleva Ennio e Pucci: falli come te e dì loro che il papà non era un criminale. Gli uomini hanno sbagliato. Ti adoro, sposa santa, e ti bacio e bacio tutti in te che fosti e sarai fino all’ultimo la mia amica.
Tuo Enrico.
Ciao, Puccettino, principessa d’oro. Ciao, Neno, bello come un amore.
AL PADRE :
Babbo,
il tuo Enrico, che volesti
generoso come tuo padre, garibaldino, e, come te, volontario per la Patria,
cade. Cade da soldato della propria fede, con fierezza, Sii fiero.
Sii forte.
Bacio te, mamma; Nera,
Bianca…ed i miei cari. Aiutali; li lascio nella miseria.
E ricorda sempre loro che non
c’ è che la via del sacrificio che possa permettere di morire con assoluta
fierezza.
Ti Bacio
I CONDANNATI DAVANTI AL MURO DELL' ESECUZIONE
SALVATORE SANTORO, ENRICO VEZZALINI, RAFFAELE INFANTE, DOMENICO RICCI (CHE COPRE GIOVANNI ZENO E ARTURO MISSIATO
SALVATORE SANTORO, ENRICO VEZZALINI, RAFFAELE INFANTE, DOMENICO RICCI (CHE COPRE GIOVANNI ZENO E ARTURO MISSIATO
I CORPI DEI FUCILATI SONO BENEDETTI DA UN FRATE
LE CONDANNE A MORTE
DI OSCAR LUIGI SCALFARO
Oscar Luigi Scalfaro:da P.M., mandò al muro 8 persone.
Da un articolo di Paolo Pisanò.
Sono otto, salvo conguaglio, le condanne a morte di fascisti, chieste ed ottenute, dal pubblico ministero Oscar Luigi Scalfaro, con i suoi colleghi del “tribunale del popolo”, e della “Corte d’Assise Straordinaria” di Novara, dopo il 25 aprile 1945.Ciò,a dispetto della biografia ufficiale dell’attuale presidente della Repubblica, diffusa subito dopo la sua ascesa al Colle, che parla invece dello Scalfaro di cinquant’anni or sono (l’articolo è del 1995..),come di un giovane magistrato “sbalzato in Corte d’Assise a soli 26 anni”, che si trovò alle prese, suo malgrado, con il caso di un solo imputato per il quale ”secondo la legge allora in vigore, la condanna a morte era inevitabile”… E Scalfaro fu costretto a chiederla, ma non rinunciò ad esternare ai giudici il suo tormento, chiudendo la sua arringa con queste parole: ”A questo punto, però, il pubblico ministero rende noto alla corte che non crede nella pena di morte”. E c’è anche il lieto fine; l’imputato, condannato alla fucilazione, venne poi graziato, e la condanna non ebbe mai luogo. Fin qui la favola presidenziale. Ma la realtà è un po’ diversa. Ecco infatti le tappe salienti della carriera del magistrato Scalfaro, ricostruite in base ai fatti certi che siamo in grado di documentare. 1943-Il futuro presidente della Repubblica entra in magistratura durante l’ultimo fascismo. 1°Maggio 1945-Lungi dall’essere “sbalzato” in Corte d’Assise suo malgrado, Oscar Luigi Scalfaro assume volontariamente la carica (politica, lottizzata dal CLN locale), di vice presidente del “tribunale del popolo” di Novara. 13 Giugno 1945-Sostituiti i “tribunali del popolo” con le CAS “Corti d’Assise Straordinarie”, nell’opera di pulizia antifascista, Oscar Luigi Scalfaro passa a fare il Pubblico Ministero presso la CAS di Novara, e sostiene con altri due colleghi, l’accusa nel processo contro Enrico Vezzalini, soldato valoroso e pluridecorato, fascista integerrimo e fedele fino all’estremo ai suoi ideali, già capo della Provincia di Novara durante la RSI. Basti pensare che durante il clima di linciaggio di quei giorni, il cronista de “La Voce del Popolo” di Novara, il 14 giugno 1945,tratteggia la figura di Vezzalini mescolando alla faziosità più scontata anche queste annotazioni. ”E’ un lottatore fortissimo…..Ha un ingegno superiore alla media…Non è un cieco sanguinario, non un manigoldo, non un losco…..Supera tutti i suoi per innegabili qualità personali…..Era un tribuno avvincente e un profondo conoscitore delle passioni popolari: nessuno dimenticherà infatti gli applausi riscossi in un teatro cittadino con un’astuta tirata contro gli industriali…” 15 e 28 Giugno 1945-L’ufficio del pubblico ministero ottiene la condanna a morte di Enrico Vezzalini e di altri cinque fascisti: Arturo Missiato , Domenico Ricci, Salvatore Santoro, Giovanni Zeno e Raffaele Infante. Condanne eseguite all’alba del 23 settembre 1945. Il cronista de “La Voce del Popolo” annota:”Vezzalini non smentì se stesso fino all’ultimo” A questo punto, Oscar Luigi Scalfaro ha già chiesto o contribuito a chiedere e ottenere la condanna di almeno sei persone. 16 Luglio 1945-Settima vittoria dell’accusa antifascista a Novara: il Pubblico Ministero chiede e ottiene la morte di Giovanni Pompa, 42 anni, già appartenente alla Guardia Nazionale Repubblicana. Sentenza eseguita il 21 ottobre 1945. 12 Dicembre 1945.Sono trascorsi quasi otto mesi dalla “Liberazione”, ma la sete di “giustizia” capitale in Oscar Luigi Scalfaro, che pure ha già visto scorrere il sangue della vendetta politica, non si è placata: lo zelante magistrato chiede ed ottiene la condannate di un ottavo fascista, Salvatore Zurlo. Dal “Corriere di Novara” del 19 dicembre 1945:”Il PM Scalfaro parla con vigoria ed efficacia che lo fanno ascoltare senza impazienza dal pubblico che partecipa alle considerazioni dell’egregio magistrato con frequenti assensi. Il PM, dopo la chiarissima requisitoria conclude domandando la pena di morte per lo Zurlo, e il pubblico esprime la sua approvazione e con sentimento”. E questo, che strappa perfino l’applauso a un pubblico ancora inebriato di morte, sarebbe il giovane magistrato pieno di dubbi e di tormenti ”sbalzato in Corte d’Assise suo malgrado”, come vorrebbe farci credere l’icona presidenziale di cinquant’anni dopo? L’unica verità del quadretto postumo, è che di lì a poco, il ripristino della legalità vera, consentì un processo d’appello e che la sentenza di morte contro lo Zurlo (non la prima e l’ultima, ma l’ottava),almeno di quelli che siamo in grado di confermare a dispetto delle lacune delle fonti dopo mezzo secolo) fu annullata. 2 Giugno 1946-Almeno otto condanne a morte ottenute, sette eseguite nell’arco di otto mesi, costituiscono per un pubblico accusatore agli esordi un successo superiore alle possibilità di carriera offerte da un tribunale di provincia. Oscar Luigi Scalfaro, brillante inquisitore da “tribunale del popolo” si è ormai messo in luce abbastanza per tentare le vie della politica, candidandosi con successo all’ assemblea Costituente, e, pur senza abbandonare la magistratura con relative prebende, avviarsi verso la gloria di Roma”. Va aggiunto che, tempo fa, il giornalista Pierangelo Maurizio, è andato a intervistare Scalfaro, in merito a quelle condanne a morte. Il novantenne presidente, gli ha confessato candidamente che, dopo la fucilazione dei sei fascisti al Poligono di tiro di Novara, nessuno impedì che un gruppo di donne calpestasse i sei cadaveri; e ciò , lo Scalfaro, lo ha detto quasi rammaricandosi di quello spregio……….
23 SETTEMBRE 1945 - IL PREFETTO VEZZALINI DOPO LA FUCILAZIONE
STAMPA SERA 25 SETTEMBRE 1945
STAMPA SERA 25 SETTEMBRE 1945
“…reclutare i fascisti repubblicani
prevalentemente tra gli operai, i contadini, i piccoli impiegati e i
professionisti, tenendo rigorosamente lontani i plutocrati, gli arricchiti,
tutti coloro che, con la sola presenza nei ranghi, potrebbero creare localmente
una falsa impressione di reviviscenza reazionaria, agraria, capitalista, mentre
il Partito vuole avere ed avrà un netto contenuto sociale” (O.d.G. in data 20
ottobre 1943 della Federazione del PFR di Ferrara, dove Enrico Vezzalini era il vero “dominus”
del Partito). Vezzalini si trasferì poi a Novara, con lo stesso incarico, nel
luglio del 1944 e qui fu catturato dopo il 25 aprile, processato, condannato a
morte e fucilato il 23 settembre 1945.
Circolare, indirizzata a tutti i Comandi italiani e tedeschi, che la dice lunga sulla situazione trovata a Novara . Vezzalini, richiama tutti al rispetto delle regole, soprattutto là dove chiede un cambiamento di rotta per: “.....evitare una mia decisa presa di posizione nei confronti di coloro che credono di autonominarsi presidenti di una Repubblica autonoma, perché, per il momento, in Italia di Repubblica ce n’è una sola”.
Resoconto delle battaglie di fonte R.S.I.
a firma di Enrico Vezzali, Prefetto di Novara
documento di Enrico Vezzalini, Capo della Provincia di Novara
una interessante testimonianza, aldilà del fatto specifico (una
polemica con Ezio Maria Gray che si era lamentato della riduzione della scorta
assegnatagli), del clima RSI, con la contrapposizione tra gli “uomini nuovi”
emersi nell’infuriare della lotta e i vecchi gerarchi (Gray era stato Vice Presidente
della Camera dei Fasci) che non sempre si rendevano conto della realtà. Vezzalini
non la manda a dire: -“non mi presto a difendere gli interessi dei singoli....”-“non
ho una scorta...questo non significa che io mi senta pari a te, anche se è vero
che non mi considero inferiore a nessuno”. -“io amo la vita pericolosa, tant’è
vero che, mentre tu ti preoccupavi di parlare con il Questore, io tentavo di
vendicare i morti...portando, non secondo, le camicie nere attraverso la Valle
Strona e i suoi 2000 banditi, fino al confine della provincia, in
combattimento”
PS: Nel documento è citato anche Carlo Emanuele Basile, Sottosegretario
FF AA ma sempre attento alle cose liguro-piemontesi....lui e Gray saranno poi
nel MSI (la sua presenza al Congresso
di Genova sarà la pretestuosa causa che farà fallire il raduno)
Condanne a morte emesse a Novara
Dalla Corte d'Assise del Popolo
Circolare C.L.N. del 30-04-1945
le sentenze di questi tribunali sono inappellabili e diventano subito
esecutive.
Negri Luigi: sentenza del 2 maggio 1945 eseguita lo stesso giorno.
Dalla Corte d'Assise speciale (C.A.S.) nel 1945.
Sentenze eseguite il 23 settembre.
Vezzalini Enrico nato
a Cesanelli di Rovigo il 16/10/1904
Infante Raffaele nato a Castellamare di Stabbia (Na) il 13/10/1907
Misiato Arturo nato a Margherita
di Savoia (Fg) il 16/05/1920
Ricci Domenico nato
a Roma il 06/12/1896
Santoro Salvatore nato a Napoli il 27/12/1909
Zeno Giovanni nato a Trecate (No)
il 14/081922
Sentenza eseguita il 21 ottobre 1945
Pompa Giovanni nato a Caltignaga (No) il 21/12/1902
Sentenza non eseguita
Zurlo Salvatore nato a Parma il 15/94/1907
Sentenze emanate nel 1946 e non eseguite
Di Natale Cosimo nato a Trani (Ba)
il 07/07/1925
Martino Vincenzo nato a
Monacillioni (Cb)contumace il 30/09/1915
Poggi Bruno
Martinez Angelo nato a Laerru
(SS) il 26/08/1902
Matarese Antonio
Nisi Mario nato a Varano di Ancona il 15/09/1915
Pirazzoli Verino nato a Ravenna
Pasquali Emilio nato a Venezia il 13/03/1905 (già ucciso dai partigiani
a Bergamo)
Nel Cimitero di
Novara sono stati sepolti i seguenti appartenenti alle formazioni
della Repubblica
Sociale Italiana, Civili, Fascisti o presunti tali Caduti per mano Partigiana.
Acculi Fiorenzo -Adriani Mario-
Agnelli Mario- Barazzoni Giovanni-Beccari Tonino- Bellerio Demetri-Bertazzoli Francesco-Bertazzoli Teresa-Biagi
Secondo-Bossetti Cesare-Bossetti Silvia-Bruno Liberto- Busini Italo-Caccavalle
Ernesto-Campanini Risciotti-Censi Ezio-Chiaccio Giuseppe-Chiappin Pietro-Chinelli
Manfredi-Cocco Antonio-Colgiago Carlo-Contardi Walter- Cora Romano-Corrao
Achille-Crissanti Bruno-Cusiano
Luigi-Del Vecchio Luigi-Dessilani Damiano-Dessilani Pietro-Donda Luigi-Fabbri Giuseppe-Fabbris Antonio-Faiola Clemente-Falcone
Antonio-Ferrando Carlo-Ferraris Flavia-Ferrarotti Valentino-Fiore Giuseppe-Fracassi
Martino-Francioli Pietro-Franco Ottavio-Frizzato Bruno-Fumagalli Emilio-Gadaldi
Costantino-Gambaro Pietro-Gani Bruno-Garlaschi Alfredo-Greco Angelo-Grillo
Amedeo-Infante Raffaele-Laiolo Bruno-Lattazza Giovanni-Leone Paolo-Lombardi
Alfonso-Lorenzini Augusto-Magazzini Mario-Manfredini Renato-Marchet Ines-Marsala
Pellegrino-Marzano Salvatore-Masciaga Carlo-Matarasso Vittoria-Mesaglio Edoardo-Minoggio Ezio-Missiato
Arturo-Mittagin Camillo-Moia Giovanni-Molinari Mario-Morelli Auris- Morgante Francesco-Morganti Giovanni-Motta
Armando-Musacco Vittorio-Nardi Nando-Negri
Luigi-Trovati Mario-Turolla Emilio-UttimiRemigio-Venegoni-Giovanni-Ventura-Benedetto-Ventura Giuseppe-Vezzalini Enrico-Zeno Giovanni
Ignoti Militi sepolti nei
seguenti Cimiteri
Arona 9- Borgomanero 3-Casalbeltrame
2- Momo 1- San Nazzaro Sesia 2- Sillavengo 2- Barengo 2-Carpignano Sesia 11-Conturbia
33- Novara 58-Orfengo 2-Verbania 33-Biandrate 3-Casalino 3-Masera 2-Omegna 5- Quarna Sopra 1